Euro 2024, Spalletti: “Sono il primo responsabile, ma resto”. Gravina: “Non qualificarsi al Mondiale del 2026 sarebbe un disastro inimmaginabile”

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Giornata davvero complicata per l’Italia, eliminata agli ottavi di finale di Euro 2024 in seguito alla pesantissima sconfitta per 2-0 contro la Svizzera. Luciano Spalletti e Gabriele Gravina, rispettivamente commissario tecnico della Nazionale e presidente della FIGC, hanno parlato in conferenza stampa e hanno fatto un bilancio del pessimo Europeo disputato.

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Le parole di Spalletti

“Grazie ai giocatori che hanno provato a mettere in pratica quello che ho chiesto. Grazie anche allo staff della Federazione nella disponibilità a trovare soluzione ai problemi venuti fuori. Il dispiacere è che attraverso il mio risultato non è possibile far vedere il loro livello di qualità. Io ho le responsabilità più importanti di tutte. Indietro non posso tornare, chiaro per quel che si è visto qualche cosa ho sbagliato, ho tentato di ringiovanire un po’ la squadra. Siccome rimango qui, in futuro questo sarà fatto ancora di più. Non sono stato il miglior Spalletti, ci sono molte cose ancora da far vedere e il mio impegno sarà totale. Bisogna essere onesti nel racconto di queste 14 partite fatte, siamo stati bravi fino a un certo punto. Ieri è stato fatto un passo indietro importante che non si può accettare. Io credo di sapere quello che ci vuole”.

Il lavoro con la Nazionale?
“Siamo arrivati all’Europeo con una qualificazione meritata anche se difficile, c’era urgenza di risultati. Sapevamo di avere un girone difficile. Come età media siamo tra le 5/6 più giovani. Fino alla qualificazione, anche nei momenti di difficoltà, c’è stata una reazione, ieri no. Se ci siamo capiti con la squadra? Io dopo ogni allenamento sono sempre andato al confronto con la squadra. Ho parlato con molti, non ho visto criticità particolari nel rapporto. Se sono stato troppo addosso? Ho cercato di fare il mio lavoro al 100%”.

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Gabriele Gravina – Foto Antonio Fraioli

Le parole di Gravina

“È una giornata particolare, si è concluso per noi Euro 2024, ci sono tanti sentimenti e riflessioni che si accavallano. Siamo dispiaciuti per non aver potuto riconfermare a tutti i tifosi italiani la gioia che meritano. Dispiaciuti per il risultato, ma nel mondo dello sport il risultato è soggetto a tante variabili. Rimane purtroppo la delusione per non aver potuto dimostrare tutto quello che è stato fatto in fase di preparazione. Ieri abbiamo fatto una riflessione e abbiamo diviso equamente tutte le nostre responsabilità. Non abbiamo nulla da nascondere, siamo tutti responsabili ma dobbiamo continuare a esserlo appellandoci a un grande senso di responsabilità”.

Il futuro di Spalletti?
“Abbiamo fatto una lunga chiacchierata anche col mister: sono pragmatico e penso sia impensabile risolvere i problemi in momenti di difficoltà abbandonando un progetto che dal primo momento abbiamo specificato che si trattasse di un progetto triennale. Non si può pensare di abbandonare un progetto dopo 8/9 mesi di attività. C’è da cambiare qualcosa, da rivedere qualcosa in termini di approccio. Ci saranno riflessioni profonde, ieri sera abbiamo iniziato a confrontarci con Spalletti. Dobbiamo crescere tutti. Il progetto è triennale, è centrale un allenatore subentrato da 10 gare, con scarsa possibilità di avere sempre a disposizione i calciatori, in un panorama che prevede poco più di 100 selezionabili per la nazionale. Spalletti ha la nostra fiducia, deve lavorare.

Dimissioni?
“Non scappo dalle responsabilità. Le critiche feriscono, quelle strumentali legate ad una richiesta di dimissioni. Quelle costruttive no, vanno ascoltate. Non esiste che qualcuno possa governare dall’esterno il nostro mondo. Le elezioni FIGC non si possono fare prima delle Olimpiadi, alla prima data utile le faremo. Critiche sì, ma facciamole costruttive. Non mi sono soffermato sulla mia voglia di continuare il mio percorso. Io non sono un amministratore unico, non c’è un’elezione attraverso un CdA. Ci sono sette componenti nel mondo del calcio, è giusto il confronto aperto. È giusto che ci sia la possibilità di verificare con loro se il percorso va continuato o interrotto.

L’utilizzo dei giovani in Italia?
“Il 67% dei calciatori in Serie A sono stranieri, noi abbiamo il 33% di giocatori selezionabili. Dato più o meno in linea con altre realtà, ma stiamo resistendo strenuamente alla richiesta di liberalizzare la possibilità di tesserare gli extracomunitari. Anche la Serie B, un campionato di formazione, ha presentato richiesta per almeno un altro extracomunitario. Non c’è l’atteggiamento culturale per capire che per risolvere difficoltà un asset sono i vivai. Non capiamo che lavorare coi giovani non è costo ma investimento, al nostro interno ci sono resistenze”.

Il progetto con Spalletti?
“La nostra progettualità con Spalletti puntava al 2026, ma dobbiamo fare i conti con la realtà. Nessuno può garantire risultati se non attraverso l’impegno e la progettualità. Questo è il gruppo, verranno fuori altri ragazzi ma siamo lontani dagli obiettivi posti. Pensavamo di essere più avanti, ci siamo accorti che siamo tornati indietro. Ma non ci si può arrendere”.

Il Mondiale del 2026?
“L’obiettivo del Mondiale 2026 è reale, siamo consapevoli che sarebbe un disastro inimmaginabile non centrare la qualificazione per la terza volta di fila”.